Mihajlovic: “È giusto che la Serie A venga portata a termine”

Sulle pagine della Gazzetta dello Sport in edicola oggi, Sinisa Mihajlovic ha parlato a 360 gradi di attualità e ovviamente di Bologna. Vediamo i passaggi più interessanti.

“Ricordi con il Bologna? Che anno… la cavalcata entusiasmante col Bologna preso con un piede e mezzo in serie B e portato al decimo posto, i propositi per la nuova stagione e all’improvviso la leucemia, il ricovero, le cure, il buio, le lacrime, la lotta, il trapianto, la luce e il ritorno alla vita. E il calcio che non ho mai lasciato neanche dal letto di ospedale. Coronavirus? Capisco che per chi non è abituato può sembrare un sacrificio, ma per me queste precauzioni che ci impongono sono una passeggiata. Ho passato mesi chiuso in una stanza di ospedale tre metri per tre, attaccato a fili e flebo, senza poter aprire neanche una finestra, pensi sia un problema essere in famiglia, a casa, e uscire in terrazzo a fumare una sigaretta? Sono mesi che uso una mascherina e non abbraccio e do la mano. Non ho dovuto cambiare le abitudini. Sono un po’ orso, non mi ha pesato evitare tanti contatti, anzi scherzando dico spesso che terrò questa precauzione per i prossimi 5 anni. La vita in casa per me è piacevole. Non sto sminuendo né i pericoli del coronavirus, che debelleremo, né l’ansia di chi magari non è abituato a stare chiuso in casa. Anche mia moglie Arianna sembra un leone in gabbia: fa l’uncinetto poi si alza, poi lo riprende, poi va in cucina, poi in camera, poi torna… Si muove più lei di certi calciatori in campo (ride, ndr). Esce solo per fare la spesa. Ognuno ha il suo vissuto, non faccio paragoni. Ma secondo te dopo aver vissuto due guerre, le bombe che potevano distruggerti la casa, i coprifuoco, sarà mai un problema stare a casa, sul divano davanti alla tv, leggere un libro o andare in terrazzo a fumare? Dopo mesi in ospedale stare in casa con la mia famiglia intorno è un privilegio… dopo la malattia ho detto spesso che ogni cosa ha riacquistato per me valore e mi sembra bellissima: una boccata d’aria, una doccia con l’acqua che ti scende sul viso, un panorama. Io ormai apprezzo ogni singolo momento della mia vita. Gli ospedali in alcune regioni sono pieni, le terapie intensive non bastano per tutti. Io so di cosa parlo purtroppo. E non c’è solo il coronavirus da curare negli ospedali: i medici stanno facendo un lavoro enorme, abbiamo il dovere di aiutarli evitando che il contagio aumenti e di essere un pericolo per le fasce più deboli e delicate di salute. Si dice, muoiono soprattutto gli anziani con altre patologie, come fosse una consolazione… Gli anziani non sono un numero, sono una risorsa. Sono la nostra storia, i nostri affetti, il nostro cordone ombelicale, quello che ci ha permesso di essere ciò che siamo. Agli italiani dico, seguiamo le istruzioni che ci danno, dopo il picco arriverà la discesa e allora il dopo sarà bellissimo. La normalità della vita quotidiana, un abbraccio, lo stare insieme, il piacere di andare a vedere una partita di calcio. Mi aspetto che il campionato finisca, la Serie A finirà. Bisogna spostare gli Europei e far finire i tornei nazionali e le Coppe. Lo vogliono le federazioni, i club, le tv che hanno pagato i diritti. È giusto terminare ciò che si è cominciato. Dovremo valutare anche da quanto siamo fermi e dovranno darci un paio di settimane per riprendere il lavoro fisico prima di ripartire a giocare. Faremo meno vacanze, ci sarà qualche sacrificio in più ma chissene frega. Ibra? Io a Ibrahimovic ho solo detto che a Bologna si sarebbe divertito di più che a Milano, ovvero che lì al Milan non si sarebbe divertito così tanto nonostante l’importanza del club e della città. Lo penso ancora. Ma ormai è andata così. A Zlatan augurerò sempre il meglio”.

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